Il Conte Max, capostipite di tutte le commedia degli equivoci all’italiana maniera.
Un grande film che vede la partecipazione di grandi nomi del cinema del dopoguerra: Giorgio Bianchi alla regia e alla sceneggiatura che vede la collaborazione anche di Ettore Scola e Alberto Sordi, quest’ultimo assoldato anche per recitare la parte di Alberto Boccetti l’edicolante affiancata da un bravissimo Vittorio De Sica nei panni del Conte Max Orsini Varaldo.
Il film si svolge a diversi anni dalla fine della guerra, in quel periodo in cui è avvenuto il miracolo italiano, ossia il periodo in cui la nostra economia era particolarmente florida grazie alle iniezioni di contante americano. I soldi girano, si guadagna bene in qualsiasi lavoro, ma si sa, l’uomo ha delle difficoltà ad accontentarsi di ciò che possiede.
E’ quello che succede a Alberto Boccetti, edicolante di Via Veneto che, nonostante il lavoro vada a gonfie vele sente l’esigenza di una ascesa sociale, non solo economica, spinto in questo desiderio anche dall’amicizia con il Conte Max Orsini Varaldo. Da lui prenderà lezioni nobiltà per riuscire ad entrare in quel mondo.
Ma, una volta raggiunto il suo obiettivo, si rende conto che anche in quel mondo, dietro al lusso e agli sfarzi, c’è del marcio e se ne renderà conto quando vedrà l’atteggiamento che i nobili riservano a Lauretta, la serva, di cui lui è innamorato e che, in fin dei conti, fa parte del mondo a cui lui stesso appartiene.
Cosa si può dire di un film che ha fatto la storia del cinema come Il Conte Max?
Si può dire che l’accoppiata Sordi- De Sica è uno splendore. Due mostri sacri del cinema che danno uno spessore inaudito ad una pellicola che senza di loro non avrebbe potuto essere. L’uno, Sordi, eclettico e istrionico e travolgente nella mimica e l’altro, De Sica, forse non al massimo della forma, ma con una classe e un’eleganza che raramente si sono visti dopo di lui.
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