A Ciambra di Jonas Carpignano, lo spaccato sociale che ci tappa gli occhi

A Ciambra di Jonas Carpignano racconta, in teoria, ciò che succede alla Ciambra, la comunità rom di Gioia Tauro nel quale si consumano furti, passaggi di testimone, tessuti sociali ribaltati e pregiudizi dal mondo esterno. Sì, perché Pio dovrà afferrare il testimone lasciato in eredità dal padre e dal fratello che vengono arrestati, e lui diventa l’uomo di casa.

Un uomo che diventa bambino quando si sveglia al mattino e incontra l’abbraccio della madre. Lo trova dopo una notte passata a sbarcare l’ennesimo lunario tra birra – la madre, in pigiama, gli fa notare: “Puzzi di birra” – refurtiva e raggiri. Piccolo come il suo mondo e immenso come lo sguardo dell’occidente civilizzato, Pio sa che dovrà correre più veloce della legge perché su di lui pesa il carico delle responsabilità.

Le comunità rom, del resto, non hanno alcun motivo di dubitare del loro codice d’onore. Non è la mafia, non è l’emarginazione, non sono i pregiudizi a fermare il loro inferno. Per i rom quello non è l’inferno, è una normalità fatta di sopravvivenza e rincorse. Pio ha un amico africano che cerca di rimetterlo in carreggiata, ma troppe sono le cose da fare per lui, che è poco più di un adolescente ma già si ritrova a contrattare la vendita di un’auto rubata con un perfetto sconosciuto che lo ha raggiunto alla stazione.

A Ciambra di Jonas Carpignano non ti dà la speranza di un lieto fine. O meglio, la offre, ma è una luce che brilla dall’interno. Dopo aver affrontato le sue personali fatiche d’Ercole, Pio dovrà dimostrare di essere un uomo incontrandosi con una donna che potrebbe essere sua nonna. Questo è stato motivo di dibattito, quando il film è comparso nelle sale nel 2017. Non ci sarà redenzione: Pio è semplicemente passato allo step successivo.

Quello di A Ciambra di Jonas Carpignano non è lo spaccato motivazionale: il micromondo dei rom italiani di Gioia Tauro è rappresentato con l’ascesa di Pio, innocente inconsapevole di un universo ingiusto agli occhi di chi respira Costituzione e stato di diritto, ma inevitabilmente vittima dello spettatore che giudica il film e la sua trama anziché goderselo come documento quasi eccezionale.

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