Emozione dopo emozione, in quello che è uno dei luoghi sacri del cinema mondiale. Marco Bellocchio conquista Cannes con il suo Fai bei sogni, in gara nella sezione Quinzaine des Réalisateurs: il suo film è stato scelto proprio per aprire la competizione collaterale.
E ci riesce benissimo. Applausi a scena aperta, che durano dieci minuti consecutivi e accompagnano il suo arrivo e quello dell’intero cast: in prima fila, accanto al regista, i protagonisti Valerio Mastandrea e Bérénice Bejo.
Escluso dal concorso insieme ad altri tre connazionali, Bellocchio ha un palco più intimo da condividere con gli altri, quello di una piccola sala in cui i titoli di coda del suo lavoro continuano a scorrere anche dopo il suo arrivo. Eppure malgado questo il suo sentimento appare immutato, la sua emozione genuina nel parlare del suo ultimo lavoro. E non potrebbe essere altrimenti, perché il pubblico sembra volerlo accogliere con lo stesso affetto che lui ha dedicato alla pellicola.
Quando gli applausi finiscono iniziano i complimenti verbali, una domanda dopo l’altra: nessuna sembra volersi trattenere da una piccola premessa fatta di emozione e sentiti ringraziamenti verso il regista, a cui viene prima di tutto domandato un commento sullo stato di salute del cinema italiano. La democrazia che viene offerta alle nuove generazioni, che ha a disposizione mezzi e tecnologie a portata di mano per realizzare i propri film, sembra essere l’innovazione più importante per il regista, che guarda alle nuove generazioni con grande positività. “Non chiedetemi di fare i nomi”, ha detto scherzando poi con il pubblico, “Noi artisti tendiamo ad essere molto permalosi, e sono sicuro che dimenticherei di nominare qualcuno che poi si offenderebbe”.