Le sue figlie, Paola e Silvia, lo hanno diretto con l’intento di strappare una risata agli spettatori. Ricordare il padre sereno è, per loro e per il pubblico italiano, il miglior modo per convivere con la sua scomparsa. La scomparsa di una grossa icona della settima arte.
Raccontare Ettore Scola, forse, non è facile. Il tentativo è riuscito in “Ridendo e scherzando”, documentario che approda nelle sale cinematografiche oggi e domani (1 e 2 febbraio 2016). Regista, sceneggiatore, disegnatore, umorista, intellettuale, militante, Scola aveva il dono di parlare di cose serie senza farsene accorgere, facendo ridere.
Paola e Silvia, naturalmente, lo avevano capito subito:
Abbiamo voluto raccontare nostro padre unicamente attraverso le interviste che ha rilasciato nel corso della sua vita, i brani dei suoi film, e quello che ci ha voluto dire ‘dal vivo’, senza dover ricorrere mai a interviste ad altri che parlino di lui. Una sorta di auto-racconto, che lui mai avrebbe fatto dati la sua timidezza, il pudore e il disagio a parlare di sé, ma che abbiamo potuto fare noi che lo conosciamo abbastanza da poterlo sia celebrare che prendere un po’ in giro.
A fronteggiarlo al posto loro, c’è un giovane attore e regista: Pierfancesco Diliberto, Pif, lo accompagna nel percorso che le figlie hanno tracciato per raccontarlo: Pif diventa a tutti gli effetti un alter ego delle eredi che a seconda delle necessità fa da intervistatore, narratore, lettore, agiografo, guida, spalla… e all’occorrenza, anche da “badante”. Ettore e Pif sono nel Cinema dei Piccoli a Villa Borghese, dove sullo schermo scorrono oltre alle clip dei film e ai materiali di repertorio. Sullo schermo compare Scola a tutte le età. Ci sono anche vecchi filmini in Super 8 (alcuni girati da lui stesso), backstage realizzati sui suoi set, fotografie rubate agli album di famiglia, disegni e vignette.