Il 25 novembre alle ore 17.30 presso il Teatro di Villa Torlonia Via Lazzaro Spallanzani, 1 si terrà la proiezione del documentario “Che strano chiamarsi Federico”, con la partecipazione del regista Ettore Scola.
Presentato fuori concorso alla 70° Mostra del Cinema di Venezia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il film è un ricordo/ritratto di Federico Fellini raccontato da Ettore Scola in occasione del ventennale della morte del grande regista.
Scola ha messo mano ai suoi ricordi: la passione comune per il disegno e la collaborazione con il giornale satirico Marc’Aurelio, i primi lavori nel cinema, l’amicizia comune con Marcello Mastroianni, i cinque Oscar, la “casa” di Fellini, lo studio 5 di Cinecittà.
Scritto da Scola con le figlie Paola e Silvia, il docufilm è un ritratto “cubista”, come lo definisce lo stesso regista. Mescola materiale di repertorio, pezzi di film, documentari, interviste che hanno per protagonisti due ragazzi, i giovani Federico ed Ettore, nella redazione del Marc’Aurelio, nei bar che frequentavano insieme, nei lunghi girovagare in macchina che erano per Fellini un antidoto all’insonnia e una fonte di ispirazione.
Il film ricostruisce le tappe fondamentali della carriera di Fellini attraverso scene ricostruite a Cinecittà e materiali di repertorio scelti tra archivi delle Teche Rai e dell’Istituto Luce: un album di ricordi, un sentito omaggio all’immaginario e alla produzione felliniana filtrata dagli occhi affettuosi di un amico.
Quella tra Scola e Fellini è un’amicizia che parte da lontano, dagli anni del dopoguerra, quando i geniali vignettisti satirici del Marc’Aurelio iniziarono a lavorare nel cinema. Oltre ai due, Steno, Marchesi, Metz, Maccari, Age, Scarpelli, che diventeranno i più grandi sceneggiatori del nostro cinema e non solo a livello italiano.
Come nel racconto che Fellini stesso fece in Roma, il film comincia con l’arrivo nella Capitale dalla sua Rimini. E sono molti gli incontri e gli aneddoti ricostruiti in finzione da Scola. Un viaggio che comincia nella redazione del Marc’Aurelio, il giornale satirico, e prosegue negli studi di Cinecittà, quelli più amati dai due registi.
Dal suo debutto nel 1939 come giovane disegnatore, al suo quinto Oscar nel 1993, anno del suo settantesimo compleanno, Federico viene ricordato da Ettore come un grande Pinocchio che per fortuna non è mai diventato “un bambino perbene”.