È stato accolto con un caloroso applauso alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Patria”, il film di Felice Farina, con Francesco Pannofino, Roberto Citran e Carlo Giuseppe Gabardini.
Il film è stato presentato durante le Giornate degli Autori.
Salvatore Brogna, operaio, si arrampica sulla torre della fabbrica che lo ha licenziato, per protesta o forse solo per rabbia cieca, minacciando di buttarsi giù. Giorgio, operaio rappresentante sindacale, di carattere e fede politica del tutto opposti, arriva per salvarlo dalla caduta. Il terzo, ipovedente e autistico, custode assunto come categoria protetta, si aggiunge scalando eroicamente la torre per fare loro compagnia. Nell’arco di una notte, abbandonati da tutti, nella disperata attesa che arrivi qualche giornalista, questi tre punti di vista così diversi sul mondo ripercorrono gli ultimi trent’anni della vita del Paese, gli anni che li hanno portati su quella torre pericolosa.
Ecco le parole del regista:
Il libro da cui è nata l’idea del film l’ho comprato appena uscito, citato in un’ennesima serata di discussioni sull’anomalia politica berlusconiana. Le perplessità si stavano facendo universali, così come la sensazione di un cambiamento ormai irrimediabile; molti riflettevano su cosa fosse successo. Il bisogno di raccontare in qualche modo il Paese si è condensato d’istinto nelle emozioni della lettura, nel racconto di trent’anni di turbinosi cambiamenti che cercano di rispondere alla domanda che i due protagonisti si pongono all’inizio del film: “come siamo finiti così?”. Un arco di tempo così denso di fatti importanti non si può raccontare nel tempo di un film: questo era l’ostacolo da superare. Ho tradito le forme del documentario con un esperimento, inseguendo la memoria di un film amato, che è Hiroshima mon amour di Resnais: quel modo di legare i frammenti di repertorio allo svolgersi di un racconto presente, quel fonderli in una sola cosa sincronizzando le emozioni della Storia a quelle dell’azione scenica. Il risultato è indefinito, come indefinito è l’oceano di ombre e luci della memoria. Durante il montaggio abbiamo scelto di affidarci sempre più a questo movimento, evitando di attribuire ai personaggi ricordi o evocazioni, e ricercando invece le emozioni possibili perché fossero queste ultime a rivelare il racconto.
Ecco il trailer del film