“In nome del popolo italiano” è un film di Dino Risi del 1971 che sembra essere tremendamente attuale. La pellicola offre un ritratto duro e senza pietà del nostro Paese. Un ritratto valido ancora al giorno d’oggi.
Tutto parte da un pretesto di genere: un giallo con toni grotteschi che diventa commedia amara e che sfocia nel cinismo puro.
“In nome del popolo italiano” è, in altri termini, una commedia in cui si ride poco e niente. Eppure è un film godibilissimo. Al punto che a vederlo si resta sbigottiti di fronte alla componente icastica che rende i personaggi autentici e vicini a molti dei politici del tempo e – perché no? – a molti dei politici di oggi.
L’attualità del film (i cui attori sono i leggendari Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman) è dovuta in parte a un’Italia che cammina sulle sue stesse rovine, per via di un popolo costretto a camminare a piedi nudi sul vetro e di una classe politica che da molti anni ormai costituisce una macchia nera nell’organo statale.
Già nel 1971 Dino Risi ebbe il grande merito di intuire tutto, anticipando i tempi. La sua più grande bravura? Aver compreso l’essenza del popolo italiano.
Nel film, quest’ultimo viene descritto come un popolo di stolti che non meritano nulla. Inoltre, “In nome del popolo italiano” ‘celebra’ (si fa per dire) le fattezze di un Paese che teme fortemente i cambiamenti.
Un Paese che si giova di leggi discutibili e ‘ad personam’, nel 1971 come oggi. Leggi che tutelano soltanto una parte di società, quella che finisce nell’occhio del ciclone del film: coloro i quali pensano esclusivamente al proprio tornaconto personale fregandosene del bene comune.
Protagonista dell’ottimo film, è il magistrato Bonifazi.
Un giorno Bonifazi sospetta lo speculatore edilizio Santenocito di essere colpevole della morte di una studentessa. Fra i due prende forma una lotta feroce, e quando Bonifazi avrà la prova dell’innocenza del suo “nemico”, la distruggerà. Santenocito, che l’aveva sempre fatta franca per le sue malefatte, per una volta pagherà con gli interessi.