Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, con la sua opera prima ha vinto il premio del pubblico come Miglior Film al Festival di Torino, manifestazione diretta per il primo anno da Paolo Virzì. “La mafia uccide solo d’estate” si è aggiudicato poi un altro riconoscimento, confermando che la pellicola non è passata certo inosservata.
Si tratta del Premio Mario Francese, il riconoscimento dedicato alla memoria del giornalista siciliano vittima della mafia nel 1979. Insolito che il premio stavolta non sia stato assegnato all’autore di un’inchiesta, bensì all’autore di un film, “La mafia uccide solo d’estate”, premiato all’unanimità dalla giuria presieduta da Gaetano Savatteri.
Il debuttante Pif continua quindi ad essere favorevolmente riconosciuto per questa sua avventura nel mondo del cinema, in cui ha esplorato il “campo minato” del racconto mafioso, senza cadere in indulgenze celebrative, senza magnificare le figure dei padrini (anzi), senza troppa retorica.
Il regista siciliano è riuscito a toccare corde dell’anima molto delicate, che chiamano in causa responsabilità collettive, che spingono ad interrogarsi sulla propria identità, sugli esempi d’impegno e loro eredità di cultura, sulla concreta possibilità di ribellarsi.