“Forse sono nato storico e osservatore del mio tempo. Il cinema è stata una conseguenza e una passione.”
Con queste parole di qualche tempo salutiamo Carlo Lizzani, grande cineasta italiano, morto suicida poche ore a novantuno anni, triste emulo del suo collega e amico Mario Monicelli.
Un destino triste quello che accompagna due dei più grandi nomi del cinema italiano. Carlo Lizzani si è gettato dal balcone dell’appartamento al terzo piano in cui viveva nel quartiere Prati a Roma. Il 29 novembre del 2010, una volontaria caduta dal quinto piano dell’Ospedale San Giovanni, sempre a Roma, metteva fine alla vita di Mario Monicelli.
Nessuno si aspettava che Carlo Lizzani potesse togliersi la vita. Carlo Lizzani, come lui stesso ha dichiarato in più di una occasione, ha passato la vita al servizio del cinema, un’arte che ha vissuto ed interpretato in tutte le sue forme: come attore, come sceneggiatore, come regista e come critico.
Tra le figure più importati del cinema italiano, Carlo Lizzani è stato autore di pellicole come “Cronache di poveri amanti“, “Banditi a Milano”, “Mussolini ultimo atto“, “Fontamara“, “Mamma Ebe” e “Caro Gorbaciov”. Suo anche il merito della rinascita della Mostra del Cinema di Venezia, della quale è stato direttore dal 1979 al 1982 riportandola ai vecchi fasti precedenti alle contestazioni sessantottine.
Il suo era un cinema di esplorazione, di conoscenza. La settima arte nelle sue mani è diventata strumento di conoscenza del Novecento italiano, grazie anche alla sua attività di storico che ha dato a più volumi di storia del cinema italiano e alla raccolta Attraverso il Novecento e Il mio lungo viaggio nel secolo breve.
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