Se n’è andato il Monni

Aveva 70 anni Carlo Monni e quasi tutti li aveva passati sul palcoscenico e sul set. Adesso sarà da qualche altra parte a far ridere qualcun altro.

Se n’è andato ieri, dopo una lunga malattia. Da quasi un mese era ricoverato in ospedale: ha lottato, ma la sua irresistibile voglia di vivere questa volta non ha potuto nulla.

Fiorentino nell’animo e nella forza della sua espressione, Carlo Monni era in realtà di Campi Bisenzio, piccolo comune della provincia fiorentina. Ma la sua vita e la sua carriera sono state a Firenze, la città che gli ha permesso di conoscere e lavorare persone come Roberto Benigni, al quale è stato al fianco fin dagli esordi con Televacca, per poi accompagnarlo lungo tutto il suo percorso.

Nella sua vita oltre trecento titoli, tra cinema e teatro. Una serie lunghissima di opere che lo hanno visto recitare al fianco, oltre che di Roberto Benigni, di Massimo Troisi – proprio in quel Non ci resta che piangere, unica volta al cinema del duo Benigni-Troisi – ma anche Francesco Nuti e, più recentemente, con due altri toscanacci come Ceccherini e Paci.

Perché Carlo Monni, che nella sua carriera può annoverare la partecipazione in film diretti da Giuseppe Bertolucci, proprio l’indimenticabile Berlinguer ti voglio bene, da Mario Monicelli (Speriamo che sia femmina), da Alessandro Benvenuti (Benvenuti in casa Gori), fino a Pupi Avati (Ultimo minuto) e moltissimi altri, piaceva a tutti, ai vecchi e ai giovani, perché il suo era un modo di essere, non un’ostentazione di una parte.

Lui non aveva telefono, lui aveva allevato maiali, lui amava il teatro e non ha mai delegato a questo: attore per esigenza, non per scelta, ogni momento era quello giusto per declamare versi di Dante o di Shakespeare o per improvvisare qualcosa per chiunque si fosse trovato lì al momento.

Ora Carlo Monni non c’è più, con lui se ne va un altro pezzo di una generazione di artisti-attori che ha fatto la storia della filmografia italiana.

Addio Carlo.

 

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