Quando Mario Monicelli ha deciso di girare Il Marchese del Grillo era già abbondantemente conscio che l’epoca d’oro della commedia italiana era terminata.
La sua fine l’aveva decretata lui stesso girando Un borghese piccolo piccolo. Per questo porta sullo schermo una commedia, ma lo fa in modo teatrale e a tratti grottesco, per ribadire la sua posizione e le sue idee. Il Marchese del Grillo -Monicelli sceglie per questo ruolo Alberto Sordi, e, se il film lo leggiamo in questo modo, la scelta era quasi obbligata- è una sorta di tributo che il regista toscano fa ai suoi interpreti preferiti e alle loro particolari caratterizzazioni.
Il marchese Onofrio del Grillo è un personaggio interamente costruito sulla capacità di Alberto Sordi di mettere in scena i più variegati personaggi rimanendo sempre in perfetto equilibrio tra farsa e grottesco. Qui il personaggio è portato al limite: romano più che mai, volgare, prevaricatore e opportunista ma, sembra ombra di dubbio, divertente e intelligente.
Il Marchese del Grillo non è un film sociale, non è un’opera di critica né di denuncia, si tratta di un film voluto e girato per il solo divertimento, si tratta di comicità allo stato puro che si regge esclusivamente sul personaggio. Anche se il Marchese si prende continuamente gioco dell’aristocrazia alla quale appartiene, non tenta mai di cambiarne l’ordine stabilito, anzi, è proprio il fatto che sia una parte di questa che gli dà la forza e la libertà di fare quanto fa.
Il Marchese del Grillo è un film fatto da tante piccole situazioni che mettono in evidenza ogni volta una delle caratteristiche della nobiltà romana dell’Ottocento, una sorta di contraltare a Un borghese piccolo piccolo, un altro scorcio di società sul quale Monicelli getta il suo sguardo ironico e cinico.
Sordi, da parte sua, costruisce un personaggio a metà tra un satiro e un dandy, consapevole di tutto quanto non va nel suo mondo, ma talmente abituato a viverci e ad approfittarne da essere assolutamente incapace di viverne al di fuori. Sordi qui è memorabile e, giusto per dirla con le parole di Onofrio del Grillo: Perché io so’ io e voi nun siete un cazzo!