Il 24 febbraio si celebrerà il primo decennale dalla morte del grande Alberto Sordi.
Un attore unico nel suo genere, del quale sembra superfluo, se non addirittura privo di senso, raccontarne e lodarne le gesta. Alberto Sordi ha portato, insieme ai suoi illustri compari, la commedia all’italiana ai suoi massimi espressivi, non privandosi, però, di mettersi alla prova in ruoli anche drammatici e cercando di conoscere tutto ciò che ruota intorno al cinema.
Non un attore, insomma, ma l’Attore. L’attore, la cui faccia è stata per tanti anni quella degli italiani e che, andandosene, si è portata con sé i fasti di un’epoca che difficilmente tornerà.
La morte di Alberto Sordi, in quel lontano 24 febbraio del 2003, sconvolse l’Italia intera. Già, perché Alberto Sordi è stato in grado di interpretare la romanità elevandola a livello (inter)nazionale, facendone un marchio di fabbrica del suo cinema e un pregio per il quale il suo popolo potrà vantarsi all’infinito. Pochi altri sono riusciti a non fare di una regionalità così spiccata una macchietta.
Ma è e sarà sempre Roma la città in cui più si sentirà la mancanza di Alberto Sordi. In attesa dell’uscita del documentario Alberto il grande, opera di Carlo Verdone, colui che potrebbe essere definito il figlio putativo di Sordi, e del fratello Luca, Roma celebra il decennale della scomparsa con una mostra al Vittoriano che ha l’intento di aprire il sipario sulla vita privata di Alberto Sordi, quella che conduceva fuori dalle scene nella sua villa al Celio.
Un luogo in cui per tanti anni è stato chiuso il mistero dell’uomo Sordi, forse uno dei più riservati del cinema italiano. Le porte della villa sono state aperte da Aurelia Sordi, sorella di Alberto, che ha concesso l’utilizzo dei materiale per l’allestimento della mostra, visibile dal 14 gennaio.
Un grande omaggio ad un grande attore che permette di ripercorre la vita privata e quella artistica di Alberto Sordi. Due vite parallele, che difficilmente si sono incontrate, ma che, per quanto distanti, hanno avuto sempre in comune il grande amore -a volte anche un grande odio- di Alberto Sordi per Roma e per tutto ciò che questa rappresenta.