Ottimismo per il cinema italiano

Una volta tanto si parla di ottimismo per il cinema italiano.

E lo fanno anche delle voci autorevoli del settore che sono state raccolte nel volume Istantanee sul cinema Italiano di Franco Montini, giornalista e critico cinematografico  e presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, e Vito Zagarrio, professore ordinario presso il DAMS dell’Università Roma Tre, che hanno raccolto le testimonianze di personalità di grande calibro del panorama cinematografico italiano come Christian Uva, Piero Spila, Steve Della Casa, Luca Pallanch, Maurizio Porro, Alessandro Signetto e Laura Delli Colli.

Quello che colpisce del volume, di cui consigliamo vivamente la lettura, a prescindere dalla concordanza o meno sulla tesi -peraltro ben documentata- di una ripresa della produzione italica dal 2000 ad oggi, è la panoramica lucida e ferrea che gli autori hanno fatto dei cambiamenti che sono avvenuti nel cinema, a partire dall’affermazione di una nuova generazione di addetti del settore (registi, sceneggiatori, tecnici e molto altro) che stanno lentamente, ma inesorabilmente, cambiando il volto del cinema italiano, nella forma e nel contenuto.

Il volume, diviso in sezioni, ha degli spunti di riflessione, riguardo a quanto detto sopra, particolarmente interessanti.

Primo fra tutti la presenza di alcuni giovani (anche se non di età, almeno quanto ad esperienza cinematografica) che hanno dato il via ad una grande ricambio generazionale che ha portato il cinema italiano ad essere molto apprezzato in patria e, sopratutto, a livello internazionale. Occhi puntato principalmente su Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, due registi che, in un cinema troppo spesso dipendente dalla televisione per il linguaggio e i contenuti, possono essere considerati come puramente cinematografici.

Ma non solo veterani. L’Italia offre anche delle nuove leve sulle quali sarebbe necessario puntare come Leonardo Di Costanzo e Claudio Giovannesi, due autori che stanno portando delle grandi novità stilistiche, tra le quali spicca una rinnovata commistione tra cinema e documentario, un genere che sta riprendendo vita e che è il solo che permette di esplorare argomenti e tematiche altrimenti irrisolte.

La conclusione alla quale arrivano gli autori del volume è che, ora che il ricambio generazionale sembra essere arrivato ad un punto piuttosto stabile, è necessario fare in modo che questo trend positivo non si fermi -processo, peraltro, che sembra già iniziato- rivedendo le priorità e la direzione che prende il cinema, cercando di instradarlo vcerso quello che piace al pubblico, senza però rinunciare a qualità e raffinatezza.

 

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