11 settembre 1683, questioni di storia e di politica

C’è un film davvero poco pubblicizzato che da stasera -31 gennaio- sarà nelle sale italiane grazie alla 01 Distribution. Il film si chiama 11 settembre 1683, è un co-produzione italo polacca (Rai Cinema) e il suo regista è Renzo Martinelli.

Credo che questa premessa sia più che sufficiente a spiegare molte delle implicazioni storiche, politiche e sociali, sia presenti che passate, di questa ultima fatica del regista italiano. Un kolossal in cui si racconta cosa avvenne negli ultimi mesi del 1683 quando l’esercito turco inizia l’assedio di Vienna con direzione Roma. Due mesi di strenua battaglia che sembrano volersi concludere con la sconfitta austriaca, fino all’arrivo di Marco d’Aviano, frate italiano consigliere di re Leopoldo I, che incita il suo popolo alla battaglia finale, che si terrà, appunto, l’11 settembre del 1683, risolvendosi con la vittoria dell’esercito della Santa Lega sui turchi.

Il titolo del film sarebbe dovuto essere 11 settembre, ma la produzione ha fatto in modo di far cambiare idea al regista. Quella data evoca drammi troppo recenti e potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno (che tradotto vuol dire che un film il cui titolo internazionale sia September 11 non ha alcuna possibilità di essere comprato). Il regista lo ha fatto, e il film è conosciuto, ora, anche con i titoli Marco d’Aviano e Battaglia di Vienna.

Come anche il precedente Barbarossa, film per il quale il Martinelli ha ricevuto moltissime critiche e anche una pesante assenza di pubblico nella sale, perlomeno in quelle italiane, questo 11 settembre 1683 si porta appresso una lunga scia di polemiche che, come ci si poteva aspettare, sono quasi esclusivamente politiche. Di politica prettamente italiana legate, oltretutto, alla composizione del cda della Rai che all’epoca diede il consenso alla realizzazione del film.

E’ fatto risaputo che Martinelli sia in ottimi rapporti con Umberto Bossi e vari altri esponenti di quello che era il suo partito, ma, almeno nella mia opinione, rimane sempre troppo riduttivo legare le vicende di un film a quelle della politica, quando per politica si intendono i giochi di potere contingenti.

Credo che il film di Martinelli debba essere considerato per il suo valore intrinseco di opera cinematografica. Non per il suo essere nato da una alleanza politica/economica piuttosto che da un’altra. Credo, e spero, che lo spettatore che deciderà di andare a vedere il film -quei poche che ne sono a conoscenza- sia in grado di capire l’intento narrativo e analitico del suo regista.

11 settembre 1683 è un film che vuole mettere in relazione quanto accaduto nel 1600 e la tragedia che ha colpito gli Stati Uniti 400 anni dopo, esponendo una personale visione del regista dello scontro -storicamente presente e quindi innegabile- da sempre esistito tra Islamismo e Cristianesimo.

Ciò che Martinelli disse a proposito di questo film, quando era ancora allo stato embrionale, fu:

Con September 11 inquadriamo quello che secondo molti esperti è il fattore scatenante che poi quattro secoli dopo avrebbe innescato fatti tragici come le Torri Gemelle. Abbiamo il dovere di raccontare quella storia lì. Un grande italiano del Seicento salvò l’Europa. Dobbiamo gridare “Sveglia, Occidente!”, perché è in atto una Crociata alla rovescia, una guerra di religione che mira alla conquista del mondo, alla scomparsa della nostra libertà, all’annientamento del nostro modo di vivere e morire.

Un concetto forte e molto schierato. Ma è il suo concetto, la sua idea, il suo modo di pensare. E ha tutto la libertà di esprimerlo nel modo che gli è più congeniale.

La libertà dello spettatore, il suo pensiero e le sue opinioni non sono minimamente minacciate e può scegliere, liberamente, se andarlo a vedere o meno, se apprezzarlo o se cassarlo.

Plaudo ad un regista che -anche se distante dal mio modo di interpretare fatti e avvenimenti storici- ha il coraggio di dire esporre la sua idea e il suo pensiero politico e sociale, anche a scapito della sua stessa carriera di regista.

 

 

 

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